Thu. Mar 30th, 2023
L'accordo Teheran-Ryad tra ex nemici sostituisce Netanyahu e rafforza il ruolo cinese in Medio Oriente a spese degli Stati Uniti

Non l’hanno visto arrivare, come dice una frase popolare in Italia. Né il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu né il presidente americano Joe Biden avevano ricevuto segnali che due acerrimi nemici come Teheran E riad avevano deciso – con la garanzia della Cina – di riaprire poi le relazioni diplomatiche 7 anni di gelo e sanguinose guerre per procura come in Yemen. La sorpresa di Netanyahu era visibile, in visita a Roma più per l’anniversario di matrimonio che per una proposta diplomatica dignitosa, quando il suo consigliere per la sicurezza nazionale gli sussurrò la notizia all’orecchio. Il sogno di Israele di formare un’alleanza araba contro l’Iran è stato così infranto venerdì scorso con la notizia che ilIran e ilArabia Saudita ha accettato di ripristinare il relazioni diplomatiche entro due mesi. Certo è che l’annuncio è carico di significato e ridisegnerà la mappa del Medio Oriente ridefinendo amici e nemici e avrà ripercussioni globali. L’accordo conferisce all’Iran la legittimità tanto necessaria nel mondo arabo e potrebbe portare a ulteriori accordi con stati arabi come l’Egitto dopo quelli che hanno Kuwait E Abu Dhabispianare la strada alla fine della guerra nel Yemenoffrire una valida soluzione alla crisi Libano e addirittura portare a una ripresa delle trattative per salvare l’accordo con ilovest sul nucleare.

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La scorsa settimana il il giornale di Wall Street aveva scritto che l’Arabia Saudita aveva chiesto garanzie di sicurezza e assistenza al STATI UNITI costruire il suo programma nucleare civile come condizione per normalizzare i legami tra il regno arabo e Israele. Ma il Congresso degli Stati Uniti ha bloccato tali aiuti. Sembra quindi che l’Arabia Saudita abbia rapidamente trovato una soluzione Cinacon cui ha firmato un memorandum per la costruzione di un reattore nucleare nel 2017. In ogni caso, i sauditi hanno posto agli Stati Uniti un serio dilemma: aiutare l’Arabia Saudita con il suo programma nucleare civile e, potenzialmente, ottenere il suo appoggio un accordo con Israele o lasciare che la Cina raccolga i frutti economici e politici.

Prendersi il merito di aver raggiunto un accordo di pace in Medio Orienteil presidente cinese Xi approfitta del declino dell’influenza americana nella regione e presenta la leadership cinese come alternativa a un ordine guidato da Washington che descrive come guidare il mondo verso una nuova “guerra fredda”. La visione di Xi è quella di strappare il potere a Washington a favore del multilateralismo e della cosiddetta non-interferenza, una parola usata dalla Cina per affermare che le nazioni non dovrebbero immischiarsi negli affari interni reciproci, criticando ad esempio le violazioni dei diritti umani. Anche la Cina è interessata alla stabilità della regione. Pechino riceve di più 40% delle sue importazioni di greggio dalla regione. Inoltre, il Golfo è diventato un nodo chiave lungo le rotte commerciali del Belt and Road Iniziativanonché un importante mercato per i beni di consumo e la tecnologia cinesi. Il colosso cinese delle telecomunicazioni Huawei fornisce reti 5G in Arabia Saudita, Qatar, Kuwait ed Emirati Arabi Uniti.

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Pechino ha anche tentato di sottolineare un piano chiamato Iniziativa di sicurezza globale, introdotto per la prima volta da Xi un anno fa, che descrive come uno sforzo per applicare “saggezza e soluzioni cinesi” alle più grandi sfide di sicurezza del mondo. L’iniziativa, che riecheggia il linguaggio dell’era Mao di promozione della “coesistenza pacifica”, invoca un nuovo paradigma in cui il potere globale sia distribuito in modo più equo e il mondo rifiuti “l’unilateralismo, il confronto tra blocchi e l’egemonismo” – un chiaro riferimento al STATI UNITI e alleanze militari come la NATO. La Cina è diventata un importante alleato strategico dell’Iran, con il quale ha firmato un accordo di cooperazione economica di 25 anni da 400 milioni di dollari. Ma Cina e Iran sanno che realizzare il potenziale della loro alleanza dipende dalla firma di un accordo nuovo accordo sul nucleare. La Cina è entrata nella mischia come mediatore tra l’Iran e l’Arabia Saudita per costruire un’alleanza che serva gli interessi di tutti e tre senza bisogno di servizi o assicurazioni statunitensi. Ancora più importante, la Cina sta prendendo il posto degli Stati Uniti come potenza economica e strategica nella regione. Un potere sul quale Israele ha decisamente poca influenza. Benjamin Netanyahu, che ha basato tutta la sua politica degli ultimi anni sul brandire lo spettro dell’Iran per ottenere armi dagli USA, che nel 2012/2013, ancora Primo Ministro, era a un passo dal bombardare i siti nucleari iraniani, si ritrova improvvisamente senza un nemico, con un Paese in rivolta contro le leggi “golpiste” che vuole imporre con i suoi alleati di estrema destra e la Cisgiordania in fiamme per le continue operazioni militari contro i nuovi gruppi armati palestinesi. “Tha Magician”, come lo chiamano i suoi adoratori, questa volta potrebbe non ritrovare più il coniglio con il cilindro.

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