Fallimento della banca californiana Banca della Silicon Valley (Svb) ha puntato i riflettori su un effetto collaterale finora sottovalutato degli aumenti dei tassi di interesse della banca centrale. In generale, tassi più elevati tendono ad aumentare il reddito bancario, ma l’aumento dei tassi riduce anche il valore delle attività obblighi già in circolazione, compresi i titoli di Stato. Non importa se le obbligazioni sono detenute fino alla scadenza. A questo punto, l’emittente, statale o aziendale, rimborserà l’intero importo valore di sicurezza, lo stesso da cui è stato acquistato. I problemi sorgono se il detentore si trova nella necessità di vendere anticipatamente i titoli, come è successo a Svb. In questo caso, le perdite possono essere significative. “La banca della Silicon Valley ha subito una gestione che ha portato a problemi di liquidità, ha dovuto vendere asset compresi buoni del Tesoro che avevano perso valore di mercato”, ha riassunto oggi il segretario al Tesoro degli Stati Uniti. Janet Yellen udienza al Senato degli Stati Uniti.
C’è dell’altro. I titoli possono essere iscritti in bilancio con diverse classificazioni e diciture. Possono essere classificati come disponibile alla vendita o conservare fino alla scadenza. In ogni caso, in misura maggiore o minore, il loro valore deve essere periodicamente adeguato al valore di mercato. Si ha quindi un effetto sui dati di bilancio in tutti i casi e in alcuni casi questo può far scattare la necessità di aumentare il capitale, prima “protezione” da possibili perdite. All’inizio di questa settimana, il vicepresidente della BCE, Luigi de Guindos, ha avvertito i ministri delle finanze dei paesi europei che alcune banche della zona euro potrebbero essere vulnerabili all’aumento dei tassi di interesse. L’incontro è avvenuto dopo il fallimento di Svb ma prima del crollo del gruppo svizzero Credit Suisse, dovuto ad altre dinamiche. Guindos avrebbe detto che le nostre istituzioni sono molto meno esposte delle loro controparti americane ma ha anche messo in guardia non accontentarti e ha avvertito che a mancanza di confidenza potrebbe scatenare l’infezione.
Qual è la situazione delle banche italiane da questo punto di vista? Dato che non ci sono allarmi e che i valori patrimoniali delle maggiori banche italiane sono in linea, e in alcuni casi superiori, a quelli richiesti dalla BCE, la quantità di titoli di Stato nei loro portafogli è notevole. Complessivamente, secondo gli ultimi dati ABI, i soli titoli di Stato italiani rappresentano 381 miliardi di euro corrispondente a circa il 65% del portafoglio totale che ammonta a circa 585 miliardi. Intesa SanPaolo è la più grande banca italiana con un patrimonio di oltre mille miliardi di euro e detiene titoli di stato per 72 miliardi di euro. Il secondo, Unicredit, a fronte di un patrimonio di 945 miliardi, ha investimenti in titoli sovrani per 94 miliardi di euro, quelli dell’Italia ammontano a 42 miliardi. banco bpm (208 miliardi di asset) detiene titoli di stato per 24 miliardi di europoco meno di 12 miliardi sono in titoli italiani. bpera fronte di un patrimonio di 163 miliardi di ettari 15 miliardi di titoli di Stato, quelli dell’Italia ammontano a 10,7 miliardi. Infine Mps (137 miliardi di asset) con titoli poco superiori ai 20 miliardi di euro. Grandi caveau di titoli sovrani sono anche i gruppi assicurativi (che non sono inclusi nelle statistiche Abi). Il più grande del Paese, il gruppo triestino generalice l’ha per 143 miliardi di cui il 44% italiani.