Thu. Mar 30th, 2023
Anche la Germania ha il suo taglio di parlamentari: approvata la legge che riduce a 630 il numero degli eletti

Il governo tedesco è riuscito a imporre il Parlamento per voto nominale, la riforma del sistema elettorale che fissa a 630 il numero dei deputati per le prossime elezioni. Il Fattoquotidiano.it ha già anticipato i meccanismi della legge del 14 marzo, approvata con 400 voti favorevoli, 261 contrari e 23 astenuti. Ci saranno ancora due scrutini e 299 seggi, ma scadranno i due mandati aggiuntivi (Überhangsmandate) che garantiscono il seggio a tutti i candidati uninominali anche se più numerosi degli aventi diritto al voto di lista; così come anche quelli al punto di pareggio (Ausgleichsmandate) inteso a garantire la proporzionalità tra le forze politiche. Un sistema che ha portato alla crescita sfrenata di Bundestag tedesco che include oggi 736 deputati contro di me 705 dell’intero Parlamento europeo, 513 dal Brasile e 435 della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti. Anche la clausola di mandato di base sarà eliminata (Grundmandatsklausel), per il quale un soggetto che non superi la soglia di 5% se ottiene almeno tre mandati uninominali, può comunque entrare nel Bundestag in proporzione ai voti di lista. Tuttavia, l’eccezione rimane per i partiti che rappresentano minoranze etniche come il Südschleswigsche Wählerverband (SSW).

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Il clima del dibattito è estremamente burrascoso: tutti i deputati subiscono interruzioni e sono costretti ad alzare la voce. L’opposizione ha attaccato duramente il governo. Sopprattuto Collegamento E USC rischia di essere pesantemente penalizzato in futuro. Per Capogruppo CSU Alessandro Dobrindt la riforma è diretta contro di loro e cementa le aspirazioni di potere della coalizione semaforica, con il plauso dell’AfD. Si tratta di un “atto di mancanza di rispetto” che “mette in discussione il diritto all’esistenza” del suo partito e vuole “allontanarlo dal Parlamento”. La legge è “falsa, errata e incostituzionale”. Per il suo discorso, Dobrindt ha ricevuto anche un caloroso applauso dai banchi di sinistra. Per la capogruppo uscente di Linke, Jan Korte, “questo è il più grande attacco” alla democrazia da decenni. Paragonando i partiti al potere a Donald Trump, li ha avvertiti: “Lasciate l’Est all’AfD”. La CSU compare solo in Baviera e alle ultime elezioni, trasferendo il dato regionale su base nazionale, ha raccolto il 5,2%; mentre la Linke ora è presente al Bundestag solo come gruppo parlamentare e non come partito visto che ha vinto solo mandati uninominali ma si è fermata a 4,9%.

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In un primo dibattito, il 27 gennaio, la CDU aveva proposto che per varcare la soglia del 5% servissero 5 mandati uninominali anziché solo 3, la SPD si era dichiarata contraria, e con Sebastian Hartmann aveva paradossalmente risposto: “Lei non può catapultare così semplicemente la Linke fuori dal Parlamento”. Oggi lo stesso Hartmann ha difeso la riforma come “attesa da tempo” per un “sistema elettorale semplice e comprensibile”, e ha sottolineato che è nata in consultazione con l’opposizione da gennaio. Il capogruppo della CDU Federico Merz ha tentato di posticipare il voto di due settimane per introdurre le modifiche proposte dal suo partito che miravano a unire e ridurre il a 270 i collegi elettorali, con l’effetto di ridurre mandati aggiuntivi e di spareggio, ma senza eliminarli del tutto, approfittando però del rifiuto del suo omologo SPD Rolf Mutzenich.

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Tutti i partiti sanno che un Parlamento troppo grande oltre a costare di più è anche meno efficiente, ma nelle due legislature precedenti non avevano trovato un compromesso. A Karlsruhe era già pendente un ricorso di FDP, Verdi e Linke contro il sistema elettorale finora in vigore. IL Bundesrat può ancora discutere la legge, ma non può bloccarne la pubblicazione in Gazzetta. CDU CSU e Linke vogliono quindi ricorrere alla Corte Costituzionale. L’azione legale per il controllo regolamentare può sorgere anche su richiesta di un quarto dei deputati. Altrimenti, solo tu puoi intervenire di nuovoNOuovo del governo.

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